UN VIVAIO FORESTALE FAI DA TE



MOTIVAZIONI

Una passione che ho sempre avuto, già dal 1995, è quella di cercare di propagare alberi ed arbusti della flora spontanea abruzzese, mosso da una iniziale voglia di ricreare in piccoli angoli del mio giardino dei lembi di vegetazione naturale.

16 ottobre 2011 - 34 vasi-bottiglia appena seminati con ghiande di Roverella (Quercus pubescens).


Crescendo ho capito quanto fosse utile cercare di far comprendere agli altri l’importanza di conservare la nostra vegetazione spontanea, soprattutto dove essa viene meno per cause umane. In ambito peri-urbano infatti, viene sostituita con piante esotiche, spesso piante invasive sfuggite dai giardini, che oltre a non apportare nulla alla nostra biodiversità, tendono a ridurre le potenzialità naturali, andando cioè a sostituirsi alla vegetazione spontanea, entrando in competizione per la luce e lo spazio e spesso bloccando la successione della vegetazione naturale.

13 maggio 2012 - Esemplari di Roverella (Quercus pubescens) a quasi sette mesi dalla semina.


Penso all'uso massiccio di Robinia pseudoacacia (Robinia, impropriamente chiamata Acacia, pianta Nord-Americana) fatto nei consolidamenti delle scarpate stradali e ferroviarie, che l’ha portata ad invadere ogni ecosistema ed a ridurre di molto la biodiversità locale, con evidenti conseguenze di abbassamento del potenziale naturale. Ad ogni movimentazione di terra per qualsiasi genere di lavoro, ad ogni incendio, la robinia batte tutti i concorrenti autoctoni e si insedia: da allora in poi, quello che poteva essere uno stadio di successione verso un bosco di roverelle, diventa inesorabilmente un robinieto e rimane tale senza possibilità di successione verso stadi naturali. Il robinieto finisce per ospitare nel suo sottobosco soltanto 3-5 specie di flora, a fronte delle almeno 15-30 di un bosco naturale autoctono. Per non parlare poi di tutta la biodiversità di insetti, piccoli mammiferi, funghi, uccelli ed altri viventi che quelle decine di specie accompagnavano con sé. Non a caso la robinia è stata individuata dall'Unione Europea tra le 20 piante alloctone invasive per le quali gli Stati membri devono impegnarsi in piani di controllo ed eradicazione.


04 ottobre 2012 - Esemplari di Roverella (Quercus pubescens)  a  quasi un anno dalla semina, pronti per essere ripiantati a terra. Nel 2012 ho seminato querce autoctone (roverelle, lecci, cerri, farnie) e ottenute da seme di provenienza locale (zona lancianese): le 120 piantine ad un anno dalla semina sono state in parte donate, in parte ripiantate da me. Per la fine di ottobre 2013 ne avrò altre 80 (principalmente roverelle e cerri).


Viviamo in una società dove noi cittadini abbiamo scarse competenze e conoscenze delle piante e nel farci consigliare sulle piante da scegliere ci affidiamo spesso a portatori di interessi economici, che badano nella quasi totalità dei casi al loro tornaconto personale ed alle piante "alla moda". I giardinieri ad esempio, tendono quasi sempre a proporre piante esotiche, costose, delicate, col solo fine di movimentare un mercato di tendenza, di prendere altri lavori secondari connessi alla piantumazione di essenze, nella migliore ipotesi non invasive per gli ecosistemi naturali, che oltre che a denaturare il nostro giardino, lo fanno diventare un luogo sterile a causa dei trattamenti chimici utilizzati per mantenere un sistema di cose molto artificioso e per nulla naturale. Alcune scelte addirittura sono state fatte da amministratori che si affidano a tecnici che inseguono la sola logica dell’arredo urbano e paesaggistico, senza curarsi minimamente delle piante che a pieno diritto dovrebbero abitare quei territori, in quanto coerenti ecologicamente con le condizioni ambientali e di terreno locali e rappresentanti un paesaggio naturale locale millenario.
Finiamo così col vedere un “giardino esotico” anche in ambienti naturali, dove la vegetazione potenziale tende a riportare magari un bosco di roverella ed ogni tentativo di ripresa della vegetazione potenziale viene eliminato. 
Quante volte ho visto interventi di ripulitura di una pineta urbana, ad esempio, dove quel po’ di vegetazione spontanea, magari una roverella, degli olmi che cercavano di crescere sotto i pini, sono stati assurdamente tagliati per mantenere l’effetto “tabula rasa” tipico delle sterili pinete artificiali ad uso ricreativo. Non ci sorprenda che poi i nostri figli cresceranno con un gran rispetto verso i pini ed abeti esotici e non si faranno scrupoli a tagliare la quercia dietro casa, detentrice di una cultura locale, di una tradizione e di un paesaggio locale millenario.


Alcune piante del mio vivaio 2012. In foto: Frassini maggiori (Fraxinus excelsior), Farnie (Quercus  robur), Lecci (Quercus ilex), Salici rossi (Salix purpurea).


Le scelte sbagliate (naturalisticamente parlando) nascono senz’altro dalla nostra scarsa cultura riguardo le piante; del resto quanti di noi hanno mai dedicato un po’ di tempo al riconoscimento della flora spontanea attorno a casa nostra? Ciò che non ci viene insegnato nelle scuole il nostro cervello, crescendo, l’associa a qualcosa di inutile nella vita e così se il latino, il greco, l’epica, la letteratura latina, italiana e tante altre materie di insegnamento mantengono un'utilità fino ai giorni nostri, quasi nulla si fa per assicurarci una corretta lettura della Natura e della Biodiversità autoctona che ci circonda.


13 maggio 2012 - Alcuni esemplari di Leccio (Quercus ilex) seminati a novembre 2011.
13 maggio 2012 - Alcuni esemplari di Farnia (Quercus robur) da ghiande piantate a novembre 2011.







Testo e foto di Sante Cericola 
INFO: santecericola@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento